L’EDITORIALE – Carissimi Redattori e amati Lettori
ai penultimi battiti di questo freddo inverno, dopo aver orgogliosamente aperto con voi a un pensiero di Speranza, ore addietro ho creduto di poter continuare una linea alludendo a un curioso modus:
“Confermo la Costanza per Febbraio 2023 … come reinizio di una quarta parte editoriale ricordiamoci che essa è l’accento fermo ed equilibrato con cui viviamo una situazione. Ma attenzione, la Costanza come ripetizione nel tempo viene sia dal nostro agire, sia dall’indifferenza che abbiamo per altre vie. Non viviamo tutti nell’abbondanza, molto spesso necessitiamo di nuovi strumenti per ottemperare alle mancanze. Non siamo tutti atleticamente perfetti, ho conosciuto cinquantenni con alcune potenzialità psicofisiche impressionanti, e giovani che si sentivano parte del mondo solo se si concedevano a vizi presi per virtù, al fine di essere accettati da cerchie sociali.
Che ne direste di una costanza delle idee, atteggiamenti da consigliare che sentite vostri?”.
Da qui ho notato come fosse un ragionamento ambiguo, nel senso di non propositivo.
La Costanza è il mantenimento di alcuni atteggiamenti che, al di là del risultato, si mantengono per diverse ragioni, convinzioni o modelli. Tuttavia credo sia interessante guardare a ogni quanto viene messo questo accento, perché è da qui che possiamo riconoscerne il colore.
Molte persone riescono ad agire senza pensar troppo, mentre altri pensano tanto da alleviare il potere d’azione. Purtroppo possiamo essere costanti anche nell’errore e nelle viltà, così di seguito in molti saremo costretti ad osservare il “e se”.
Portandovi, quindi, apparentemente fuori tema entriamo nel concetto di probabilità:
essa non esiste ma potrebbe, e se fosse viva va prima predisposta. Bene. Che ne pensereste se vi dicessi che la costanza esiste solo se si applica a un qualcosa, un progetto, un sogno, un’idea che prima va predisposta. Ovvio diremmo. Tuttavia c’è da ricordare che parliamo di prerequisiti, talenti, e virtù che sembra impossibile avere, ma se fossimo costanti in atteggiamenti mossi da pensieri non sarebbero poi così lontani.
Nel campo delle conoscenze umane abbiamo la possibilità di vedere moltissimo.
L’umanesimo con le sue rime letterarie, i processi filosofici del sapere e l’Arte con i suoi impulsi, ma anche la Scienza con i suoi progressi, e la prova provata della concretezza in questo mondo materiale dove l’Universo ha gli stessi schemi compositivi. Dai pianeti fino agli atomi. Ebbene, giusto per mantenersi in linea con una costanza delle idee, va rivelata una cosa:
se essa si applica a una parallela intuizione e la sua scelta, è anche quando si cambia questa che possiamo ripeterci. Dunque, si è sempre costanti, nel bene e nel male. Pensiamo all’aneddoto della goccia che spacca una roccia, negli anni, sempre imperturbabilmente costante.
Gutta Cavat Lapidem. Dal latino la goccia scava la pietra.
Pensiamo ora di essere goccia o roccia:
se siamo goccia costante spacchiamo la materia, ma se siamo roccia costantemente immobile ci rompiamo. La differenza tra la goccia e la roccia sta nell’acqua che agisce, sempre attiva e mai passiva.
Adesso si comprende come accresce sempre più nel tempo la probabilità a favore di un elemento se agisce, oppure no. Ricordando a tutti noi, che anche dall’instabilità di un atteggiamento possiamo comprendere l’insegnamento di un fallimento, guardo alla vita di tutti quel che ho conosciuto e scopro che pochi fra i molti hanno scelto, nel silenzio del proprio io, una quieta costanza personale. Non si tratta di giudicare ma di constatare che le nostre vite vanno per una direzione, la quale sorretta da diverse concause, si perpetua dal presente del quotidiano.
Arrogantemente, in ultimo, affermo che mi piacerebbe moltissimo vedere una Costanza delle Virtù umane e non delle cattiverie della nostra specie. Come sempre è una questione di scelte, volontà di cambiare e passione dei percorsi. Proprio in questi potremmo crederci davvero un’unica entità pensante che viva con gioia, goda senza sensi di colpa, e sappia che le ceneri di un dolore sono l’acqua di un nuovo domani.
Paolo Cavaleri